Conosciuto già ai tempi dell'antica Roma (tra gli altri ne parla Tito Livio nel primo secolo a.c.) il torrone ebbe grande diffusione a partire dal diciassettesimo secolo. In Campania questo dolce dagli ingredienti semplici (bianco d'uovo, miele e mandorle) è da sempre testimonianza di una lunga tradizione consolidatasi all'epoca di Ferdinando I di Borbone, Re di Napoli, il quale ordinò che ne fosse fatto un tipo particolare apposta per sua moglie Maria Carolina d'Austria, chiamato, appunto, il Torrone della Regina. A San Marco dei Cavoti, centro agricolo dell'Appennino sannita, la tradizione del torrone si sviluppò nell'ultimo decennio dell'800. Innocenzo Borrillo, sammarchese classe 1871, da giovanissimo lavorò a Napoli nella rinomata pasticceria Caflish di via Toledo. Nel 1891, ventenne, forte dell'esperienza maturata da Caflish, decise che era l'ora di attuare la sua idea. Allora tornò a San Marco dei Cavoti e vi impiantò un piccolo laboratorio artigianale dove iniziò a produrre la sua personale variante del torrone classico: i "baci", un croccantino di mandorle e nocciole ricoperto di finissimo cioccolato. Innocenzo Borrillo fu molto attivo nel promuovere i suoi dolci, partecipò a concorsi ed esposizioni, ricevendo molti premi e rendendo i suoi prodotti noti anche fuori Italia, tant'è che nel 1898 gli fu assegnata l'ambita Legion d'Onore di Francia. All'ultimo periodo dell'800 risale la creazione, per mano del fondatore, di tutti quei dolci che ancora oggi, dopo più di cento anni, vengono prodotti dalla "Premiata Fabbrica di Torroni": cassatine, sospiri, pasta reale, torrone classico, paste secche e, naturalmente, i famosi "baci"; per i quali il Cavalier Borrillo coniò il fortunato slogan "Sempre imitati, raggiunti mai!". Negli anni seguenti il Cavalier Innocenzo Borrillo, più tardi aiutato dal figlio Arturo, continuò a guidare attivamente la ditta fino alla sua morte, avvenuta a San Marco nel 1970, a 99 anni compiuti. Oggi la "Premiata Fabbrica di Torroni" è guidata dal nipote del fondatore, anche lui Innocenzo Borrillo, che prosegue l'arte della sua famiglia custodendo gelosamente le ricette tramandategli da nonno Innocenzo. Il laboratorio e il negozio si trovano ancora al numero 64 di via Roma, nello stesso posto dove il Cavaliere Innocenzo aveva impiantato gli antichi forni oltre cent'anni prima.

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